venerdì 13 giugno 2014

volevo andare in africa ma è stata l'africa a venire da me

Ancora stordita e stanca dopo questi intensissimi tre giorni provo a raccontare quello che ho visto e provato durante questa esperienza di accoglienza e assistenza profughi.
Nel giro di pochi giorni,all'improvviso, la città di Taranto si è trovata a dover far fronte all'emergenza sbarco clandestini. Ben tre navi della marina militare hanno portato in città non meno di 2500 profughi provenienti dalla Siria,dalla Palestina, dal Ghana,dall'Eritrea e da tanti altri paesi nord africani.... Uomini, donne,bambini di ogni età, ragazze incinta,minori senza genitori...tutti sono scesi a Taranto mezzi impauriti e confusi e tutti sono stati accolti da quella parte di città che mi fa sentire fiera ed orgogliosa di appartenervi.
Con poca anzi pochissima coordinazione da parte di chi avrebbe dovuto in qualche modo gestire la situazione, io e tanti altri semplici volontari ci siamo letteralmente rimboccati le maniche e siamo scesi in campo per poter dare a questa gente un minimo di accoglienza e assistenza senza aver dimenticato che anche loro,come noi, sono PERSONE e non bestiame da dover trascinare da una parte all'altra del paese. Siamo stati inondati di generi di prima necessità da parte di tantissimi cittadini: vestiti,scarpe,generi alimentari,prodotti per l'igiene della persona....a volte in questi giorni mi capitava di osservare la montagna di roba accatastata in quello che abbiamo fatto diventare una sorta di magazzino e pensavo tra me e me "che meraviglia i miei concittadini"!
Abbiamo fatto davvero di tutto! abbiamo pulito la struttura per renderla dignitosa e accogliente, abbiamo creato un servizio mensa per dare a ognuno di loro un pasto caldo e qualcosa da bere, abbiamo lavato i bambini dalla testa ai piedi, li abbiamo fatti giocare, e qualcuno di loro lo abbiamo anche fatto addormentare noi, cullandolo come se fosse stato figlio nostro, perchè quei bambini erano un po' tutti figli nostri.
Non mi va di raccontare anche le tante schifosissime situazioni alle quali sono stata costretta ad assistere, vorrei che questo post risalti la bellezza e l'impegno che noi tutti abbiamo messo e continueremo a mettere anche per i prossimi sbarchi, perchè da domani ce ne saranno altri.
Di tutte le persone che ho conosciuto in questi giorni, di tutti quei volti, quegli occhi e quegli sguardi pieni di sofferenza e di riconoscenza, sono tre i visi che probabilmente non scorderò mai più per il resto della mia vita:
i primi due sono quelli di due ragazzi siriani, marito e moglie, lei al settimo mese di gravidanza completamente avvolta da un vestito nero caldo e pesante che le lasciava libero solo il volto, lui un giovane ragazzo prossimo a diventare papà con uno sguardo tra i più tristi che io avessi mai visto. Mi sono accorta di loro perchè erano a pochi passi da me, sugli spalti del palaricciardi mentre scavavano tra i vestiti accatastati lì davanti a noi. Mi sono avvicinata a loro e in un mezzo inglese e mezzo arabo ho chiesto se avessero bisogno di aiuto, e lei timidamente mi ha fatto capire che cercavano qualche vestitino non per loro, ma per il piccolo che dovrà nascere in Olanda, perchè è lì che volevano arrivare. "for the baby, for the baby" e si accarezzava la pancia, mi guardava e sorrideva....e mi è venuto un nodo in gola incredibile. A quel punto l'unica cosa che potevo fare era prendere uno zainetto e riempirlo di tutine, bavette, e vestitini per quel piccolo esserino che ancora doveva venire al mondo, poi ho preso un biberon ancora nella confezione, un ciucciotto, un po' di prodotti che le potevano servire durante il viaggio e ho dato a loro questo zainetto riuscendo a dire solo "good luck and good life", non credo mi abbiano capita, erano siriani e parlavano solo l'arabo ma mi hanno sorriso entrambi e questo mi basta e avanza come risposta.
E infine, per ultimo non dimenticherò mai il viso dolcissimo del piccolo che ho in braccio nella foto sottostante. Ultimo di cinque fratelli è stato da subito la mascotte del palaricciardi semplicemente perchè appena ti guardava rideva, senza un dente, ma con due occhi neri meravigliosi ai quali nessuno ha saputo resistere. Ci siamo presi cura di lui alternandoci, lo abbiamo nutrito,lavato,vestito,fatto giocare e infine addormentato in un lettino d'emergenza che qualche santa mamma ha portato alla palestra. Lui e la sua famiglia sono andati via ieri pomeriggio, in silenzio da soli alla volta di Milano per poi proseguire verso chissà quale nazione europea. Non lo rivedrò mai più ma sono felice di avere questa foto dove lo stringo forte a me,perchè guardandola potrò sempre rivivere i meravigliosi momenti di gioia passati insieme e ricordarmi per sempre di lui.

  per gentile concessione

  copyright Videom Francesco

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